venerdì 25 aprile 2014

Dove nascono gli arcobaleni



Gli arcobaleni nascono
Per colorare i sogni
Di chi non vuole più volare
Per chi ha perso
Frammenti di se stesso
Lungo il cammino di un amore
Gli arcobaleni vivono
In quelle sconosciute lande
Dove la luce sposa il diamante
E lo trasforma in sinfonia
Trionfo della vita che
Invade dalla testa ai piedi
E dal profondo della terra al zenit
Gli arcobaleni sono
Sorrisi appesi agli angoli dell' infinito

Soledoro - 25 aprile 2014 Roma







lunedì 14 aprile 2014

Paura di amare



    Sono sola. Anche nei tempi in cui stavo con un uomo mi sentivo profondamente sola.
Delle volte, penso che noi, esseri umani, siamo come delle isolette vaganti in questo mare agitato che è il mondo. Galleggiamo, portati da correnti incomprensibili. Ogni tanto ci tocchiamo, scambiando qualche sorriso, una lacrima, ne facciamo quattro chiacchiere, ma nulla di più.
     Nessuno è venuto mai sulla mia isola, nonostante i ponti che cercavo di costruire.
     Nessuno mi ha mai voluta sulla sua.  Sono stata leggera, ho bussato piano alle porte di un altro cuore, sono entrata in punta di piedi se mi ha aperto, con la voglia di amare e senza, mai, padroneggiare.
      Esco da sola, ultimamente. Raggiro l'inviti  delle mie care amiche e tutto quello che mi appassionava è andato a riempire lo sfondo di un dipinto. Il primo piano non mi è chiaro ancora.
Sembra di vedermi, onde di colori, tratti accennati appena. Parte del dipinto è bianca, come se, il destino o chissà chi, non ha deciso ancora cosa vuole ritrarre.
      Esco. M’incammino verso la villa del castello.
Siamo in primavera inoltrata, ma l’estate manda già tentacoli di canicola, o forse sono io a sentire tutto questo caldo. Vado per rinfrescarmi, per abbracciare gli alberi e guardare oltre le loro corone lo squarcio azzurro intenso, vado per guardarmi riflessa nello specchio limpido del lago, bagnarmi il collo con le sue acque ghiacciate e farmi asciugare dal vento fresco che viene ad accarezzarmi.
Vado per vedere lui.
     Sulla panchina, dall'altra parte del lago, da un po’ si siede un uomo. Media altezza, capelli castagni, ondulati, raccolti in una coda sulla nuca. Ogni pomeriggio, verso l’ora del tè, lo vedo lì con il suo blocco di fogli da disegnare. Pare che fa l’artista di strada. Ogni tanto, dei passanti si fermano, mettendosi in posa.
Allora è un pittore! mi dico. Ma lo fa per sopravvivere oppure per cercare popolarità?
Lo trovo romantico, d’altri tempi.
      Oggi, però, ritarda. Mi siedo sulla mia panchina e mi viene di piangere. Un senso di vuoto mi assale. Dove sarà finito? Perché non viene?
Eccolo!  Il mondo gira di nuovo nel verso giusto.
 Mi trovo ad immaginarmi che gli passo davanti e chiedo di farmi un ritratto. Ho appena presso lo stipendio, me lo posso permettere. Ma come faccio? Mi sento in imbarazzo. Provo domani, penso.
All'improvviso, domani mi sembra lontanissimo. Mica sarà vietato passeggiare?  Passo davanti, poi, si vedrà…
     Non so più come sono arrivata dall'altra parte. Mi fermo. Lo guardo. Pare perso nei suoi pensieri. Mi sta bene se non mi vede. Sono ad un passo da lui, vorrei non guardarlo, ma non riesco a fare al meno. Ancora un passo.  
Il tempo si ferma. Il cuore si ferma. Per un attimo mi perdo nel profondo dei suoi occhi.
Sguardo limpido come le onde di un oceano non inquinato, sguardo sereno, spruzzato da piccoli guizzi divertiti. 
“ Le piacerebbe un ritratto, signorina?” Dice a me?
“Si, grazie, se non disturbo.”
La sua mano vola leggera. Mano ferma, con dita affusolate, ma forti. Per un attimo la sento, trai capelli, mi accarezza dolcemente facendomi tremare.




“Signorina, guardi il disegno, è del suo gradimento?”
Accidenti, ma dove mi sta la testa.
“ Si, ora, grazie.”
  Sorriso enigmatico su labbra piene e sensuali, viso delicato e puro, sguardo affascinante, i miei tratti sono abbinati armoniosamente.
“Ma, questa donna, non sono io, assomiglia solo a me.”.
“Se non le piace non lo prenda, io ho disegnato quello che ho visto”
“ Ma no, non mi fraintenda, questa donna è troppo bella. Certo che lo prendo, quanto le devo?”
“ Nulla. Io regalo, non vendo.”.
Prendo il foglio e scappo via.
    Nel  letto, stento a dormire. Il ritratto di me, impresso sulla retina. Sono carina, solare, amichevole, sono elegante, ma non immaginavo di apparire così...attraente agli occhi di un uomo.  L’inquietudine mi fa scorgere l’alba di un nuovo giorno in cui tutto è da scoprire. Non vedo l’ora di andare al lago.  Arrivo con largo anticipo e aspetto. Non so quanto tempo sia passato, la sera allunga ombre sul sentiero.
 “Mi posso sedere? Ti ho portato qualcosa. Possiamo darci del tu, vero?”
Mi sveglio dal torpore di soprassalto, e qui davanti a me e mi parla pure. Accenno con la testa.
Nel petto il cuore è libellula tremante, che svolazza le ali, impazzita.
“ Ieri notte, pensando a te, ho fatto un paio di disegni. Appartengono a te.”  Mi porge una cartella. Nel chiaroscuro, colori vividi e splendenti mi colpiscono nell'anima. Fantastici, surreali, sprigionano l'incanto di un sogno bellissimo. Lì fisso a lungo.
    Con gran ritardo riesco a parlare.
“ Grazie, sono stupendi, ma non posso prenderli, non ho fatto nulla per meritarli.”.
 Già, mi parte subito un pensiero spaventato, ora sicuramente vorrà qualcosa in cambio.
 E notte, la paura mi assale fortemente. La villa è quasi deserta e per un attimo me lo vedo addosso.
“ Appartengono a te. E giusto regalartele. Sono contento che li trovi belle. Se hai del tempo, possiamo andare a casa mia, ti faccio vedere delle altre. Abito qui, a due passi.”
Ecco, ci siamo, penso. Di colpo mi pervade la delusione, forte, cocente. Per un attimo, avevo sperato che…
La paura si trasforma in rabbia. Stizzita, mi alzo e con fare dignitoso mi concedo:
“ Scusa, non posso, sta sera. Sono già in ritardo. A casa mi aspettano di sicuro.”
“ Va bene, come vuoi, è solo un invito amichevole. Sarà per un'altra volta”
     Corro verso casa.  Mi butto sul letto ansimante. Dentro di me, turbinio di pensieri che non riesco a definire di che colore sono. Già, cosa credevo? Che si è innamorato di me? Che, la favola in cui siamo amati perché siamo belli dentro, sia vera? Ma ti pareva, ma che sfacciato, ad invitarmi a casa sua appena mi ha conosciuta. Poteva dire chiaramente che voleva stare con me. Non sono una ragazzina che si spaventa di queste cose, io. Sono una donna matura.
    Privo di volontà propria il pensiero va sulla sua figura.Mi accorgo che ho impresso nella mente, ogni piccolo dettaglio del suo essere. Mi accorgo che avrei voluto baciare quella bocca, giocare con quei capelli mossi, adagiarmi al suo petto, sentire quelle braccia attorno a me...
   Un raggio caldo di luce mi sfiora il viso. Mi sveglio di colpo con i disegni ancora tra le mani. Ho passato tutta la notte a sognare il mio pittore. Non ricordo come mi ero addormentata. Il giorno fa rientrare tutte le paure. Che sciocca mi sento. Rivedo i suoi modi gentili e capisco che sono io ad avere paura, lui non aveva fatto nulla per spaventarmi.
     Oggi ho voglia di coccolarmi.  Un bagno lungo, rilassante, con aroma di fragola. Non ho fretta. Mettendo la crema sulla pelle, le mie mani indugiano dolcemente con fare carezzevole.
Quando, quando avevo smesso di amarmi, di vedermi bella, desiderabile, affascinante?
Quando avevo smesso di credere che in me dimora l’essenza della vita stessa?
Lo so, ogni volta che mi sono lasciata maculare dalla volgarità di quelli senz'anima.
Mi sono lasciata…si, non sono stati loro a stendere macchie di vergogna sul mio viso.
Ho acconsentito, si, ho peccato pure io, ogni volta che ho rinunciato al mio vero essere.



Come sotto incanto, mi preparo. Capelli vaporosi sulle spalle, trucco leggero, due gocce di profumo e corro, mi manca, lo voglio vedere…. e se non viene?
 “Buona sera, cara. Come stai?”
Il cuore perde un battito. Non l’ho sentito arrivare.
“Bene, grazie”
Mi guarda negli occhi fermando lo scorrere del tempo.
“Stai aspettando l’amore, vero? Dentro di te, palpita ancora il lume della speranza di trovare l’altra parte di te”
   Esplode in me la verità, fulminante, chiara.
“ Chi sei tu, un mago? Come fai a sapere quello che cerco da una vita?”
Mi ritiro spaventata dal profondo di quegli occhi.
Tu non sei umano, penso dentro di me. Chi sei, spirito venuto ad ammagliarmi per rubare la mia anima?
Vorrei andare via, ma resto ferma. La mente agitata fa congiunture fantastiche. Mi tiene sotto il suo incanto, mi domina, mi stravolge, mi fa paura. Potrebbe fare qualunque cosa con me. Già, forse cerca di possedere quello che ho di più prezioso. Mi vuole usare, forse….A quale finalità? Polso accelerato.
No, grida il mio pensiero disperato, io non faccio di male a nessuno.
La paura tocca il parossismo, quando lui mi prende la mano. Non ho forza di ritirarmi, lo lascio fare.
Dolcemente, mi prende la mano e mi parla:
“ Non avere timore, cara. Non ti faccio del male. La tua è solo paura di amare.
Quel forte desiderio di ritrovarci nell'altro, comune a tutti.
Siamo noi quelli che decidiamo se fare al meno oppure una ragione di vita.
Più lo nascondi negli angoli bui della tua anima, più grande diventa la paura”
 "Ma io ho dato tanto amore, solo che, è andato sprecato. Loro l’hanno presso come qualcosa dovuto, scontato e l’hanno rivoltato contro di me."
“L’amore dato non si perde mai. Torna sempre da te, moltiplicato.
Sotto altra veste, forse non quella che ti aspetti, questo si, ma colmando sempre, la tua aspirazione.
Sei tu che ti sei chiusa, per paura di soffrire. Hai relegato alla polvere il tuo diritto di essere amata.
Non puoi avere senza accogliere.”
E vero.  Ad un tratto mi vedo, povera anima reclusa nel dolore del passato cercando ancora giustizia.
Il passato ha già chiuso con me, sono io che voglio da lui qualcosa, voglio indietro quello che ho dato. Inutile, illusoria attesa.
M’illumino.  E' al presente che devo volgere tutto il mio essere. Vorrei tanto liberarmi di questo peso.
Aspetta; non è detto. Chi mi assicura che non soffrirò ancora? Che non farò un’altra scelta sbagliata? Che un nuovo amore mi darà quello che non ho avuto mai?
“ L’amore è come la danza di una piuma discesa dall'ala di uno cigno.
Leggiadra, altalenante, vorticosa, a tratti irregolare e senza ritmo.
Non sai mai dove andrà a posarsi, se resterà a svolazzare in aria, oppure volerà oltre il cielo,
verso spazi infiniti. Ci vuole solo il coraggio di dare tutta la luce che hai dentro, senza ritorni da aspettare.
Forse dovrai soffrire ancora, e ancora, e ancora, fino a trovare quello che ti ami alla stessa intensità. Chi lo può sapere? A te la scelta di restare nel tuo rassicurante, stagnante vicolo, ma immagina quanta vita e quanto amore sprecati .”




 Il fumo di quel dolore antico, intriso nella mia sostanza, va via con la brezza della sera e mi lascia dentro una calda e dolce accettazione.

      Da quando stiamo in silenzio? Mi pare un’eternità…
Sento il cuore come adagiato sul velluto. La mia mente spazia orizzonti dai colori sfavillanti.
Davanti ai miei occhi fluttua la visione del quadro che si completa. La mia figura appare chiara, luminosa, i tratti del viso sono quelli di una donna sorridente, affascinante. Il suo sguardo è sereno, senza ombre. E lui? Lui è tutto da plasmare con la forza del pensiero. Ora so, che da qualche parte del mondo, qualcuno che mi assomiglia c’è. Qualcuno che, come me, ha tanta voglia di accogliere e donare.. Non ho più paura di amare, anzi non vedo l’ora che arrivi da me. Sento la mano che mi tiene dolcemente, con fermezza.
Forse…è già qui.
G.G.

9 agosto 2011









giovedì 10 aprile 2014

Green Rose



Tribute to Green Rose
per un amico speciale



Arriva  brezza profumata
con tocco soffice sorprende
 la  polvere addormentata
come per gioco la rimesta
la travolge
in danza appassionata
soavi sogni sulla pelle posa
colora di freschezza ogni cosa
nell’anima
rimane impresso
Il cuore verde di una rosa.
G.G.

 7 aprile 2014 Roma











Soledoro

Soledoro